NOTE DI BIOLOGIA ED ECOLOGIA SQUALI BIANCHI

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Breach on the bait

BREVI NOTE

BIOLOGIA ED ECOLOGIA DEL GRANDE SQUALO BIANCO

Gli squali bianchi, sono pesci cartilaginei che appartengono al Phylum Chordata, al Subphylum Vertebrata, alla classe Chondroichthyes, alla sottoclasse Elasmobranchii e al superordine Selachimorpha. L’ordine Lamniformi include anche la famiglia Lamnidae, che a sua volta include lo squalo bianco,  (Compagno, 1984). Nel 1758 Carlo Linneo, zoologo svedese battezzò lo squalo bianco col nome di Squalus carcharias. Fu Andrew Smith in un lavoro datato 1838 di Johannes Müller e Friedrich Henl a dare il nome di Carcharodon carcharias. Questo nome deriva dal greco “càrkharos” che significa seghettato e “odón” che significa dente.

E’ un predatore cosmopolita che vive in quasi tutti i mari del mondo, in acque temperate temperate-fredde tra gli 8 ed i 25 ° C (Martin, 2003 Compagno et al., 2005). E’ presente con popolazioni relativamente abbondanti in sole 8 aree del globo: (. Ainley et al, 1985) California e Baja California, Messico (Domeier & Nasby-Lucas 2007), Cile centrale, New England, Mar Mediterraneo, occidentale del Sud Africa (Micarelli et al. 2011 e 2016, Ferreira & Foundry 1996), Australia meridionale (Bruce 1992), Nuova Zelanda e Giappone (Martin 2003). Le ricerche dedicate alla biologia e l’ecologia del grande squalo bianco sono particolarmente aumentate negli ultimi decenni, anche data la scarsità di informazioni attendibili su questo argomento e il declino numerico della specie (Valutazione Lista Rossa IUCN come ‘vulnerabile’, Hilton-Taylor 2000) .

Per molto tempo si è pensato che il grande squalo bianco fosse una specie con abitudini prevalentemente costiere (Compagno 1985 Klimley 1985). Negli ultimi dieci anni questa immagine è stata modificata in funzione di una nuova, più complessa, idea di predatore migratorio che è in grado di eseguire traversate oceaniche in un habitat pelagico (Boustany et al., 2002, Bonfil et al., 2005, Bonfil et al., 2010, Weng et al., 2007a). Crescenti conoscenze relative al comportamento sociale e predatorio hanno mostrato abilità e modelli di interazione intraspecifica imprevisti (Martin 2005, Micarelli et al., 2006e 2008, Sperone et al., 2010 e 2012).

Alcune caratteristiche fisiologiche di questo “superpredatore”, come la presenza dell’endotermia regionale dell’apparato circolatorio che gli permette di  mantenere la temperatura di alcuni organi (in particolare il cervello) 8-14°C, più elevata di quella del ambiente circostante (Carey 1982), rappresenta un vantaggio evolutivo che è indubbiamente alla base dei diversificati comportamenti predatori e sociali osservati.

Lo squalo bianco è considerato un apex predator, ovvero al vertice della catena alimentare. Non ha predatori, se non occasionalmente l’Orca (Orcinus orca) che compensa l’efficienza predatoria di uno squalo con l’intelligenza tipica di un mammifero e la cooperazione nella caccia. Tra i pericoli, legati alla sua sopravvivenza in presenza del super predatore Homo sapiens, vi è soprattutto il tasso di crescita lento della sua popolazione. Ciò è dovuto al fatto che la maturità sessuale è tardiva e il numero dei piccoli non elevato. Il vantaggio evolutivo di avere pochi piccoli ma già formati in tarda età che lo ha portato a primeggiare nel suo habitat diventa un handicap in presenza dell’uomo che lo pesca anche in giovane età, per quanto protetto. E’ stato stimato che uno squalo bianco femmina nella sua vita può al massimo partorire cinque volte, con un numero totale di 45 individui giovani. Questi appena nati possono essere però soggetti alla predazione di orche o altri squali, o vittime della pesca. Il tempo della gestazione è sconosciuto ma dovrebbe essere di circa un anno (Compagno, 2001). La taglia al momento della nascita è di circa 109-165 cm TL, potendo raggiungere una lunghezza massima di circa 7m. Il grande squalo bianco è ovoviviparo e pratica il cannibalismo uterino nella forma dell’oofagia (il termine cannibalismo non è forse il più appropriato perché si tratta in realtà di uova non fecondate, oofagia, quindi utili per l’apporto di proteine).

La dieta dello squalo bianco è molto varia e comprende: piante (Zostera sp.), molluschi (bivalvi, gasteropodi e calamari), crostacei (granchi), echinodermi (stelle di mare), teleostei e condroitti, rettili marini (tartarughe), uccelli marini (pinguini del Capo, cormorani del Capo), pinnipedi (foche, elefanti di mare, otarie e leoni di mare), cetacei (focene, stenella, delfini, tursiopi, grampi e carcasse di balena). Una volta che uno squalo bianco riesce a nutrirsi con una preda abbondante, può attendere fino a due o al massimo tre mesi prima che debba di nuovo nutrirsi. Anche se lo squalo bianco è un predatore attivo, se si presenta l’occasione può effettuare scavenging su carcasse di animali, soprattutto balene. Questo perché così può avere il massimo di calorie con il minimo sforzo. Tuttavia, durante il periodo di immaturità sessuale, che nel maschio si mantiene fino ai 350cm, mentre per la femmina ai 450cm, lo squalo bianco è prevalentemente ittiofago, ovvero preferisce pesci ossei e squali, mentre dopo la maturità sessuale prevale l’interesse per i mammiferi marini ed in particolare i pinnipedi, in grado di fornire un notevole apporto energetico per lo sviluppo delle gonadi e per i trasferimenti transoceanici. La longevità massima del grande squalo bianco, secondo le attuali conoscenze è di circa 86 anni.

Nell’ottica di fornire un contributo alle conoscenze sulla biologia di base ed ecologia di questa specie, l’Unità di Studio e Ricerca sugli squali bianchi, attivata tra il 2000 ed il 2003, è stata localizzata dal 2009 presso il Centro Studi Squali dell’Acquario Mondo Marino di Massa Marittima, coordinata dalle Università della Calabria e Siena e dall’associazione no-profit Posidonia. Dal 2003, i membri dell’Unità svolgono missioni di studio in Sud Africa, a Gansbaai, a 200 km a est di Città del Capo, per raccogliere dati sui comportamenti predatori e sociali di questo animale nelle acque antistanti Dyer Island e Geyser Rock, dove centinaia di squali possono essere trovati in vari periodi dell’anno. Per quanto riguarda la conservazione e protezione, lo squalo bianco è inserito nella lista rossa della IUCN come “Vulnerabile”. E’ presente anche nella lista delle specie della “Convention for the Conservation of Migratory Species” e per quanto riguarda il suo commercio internazionale è regolato poiché è nell’ Appendice III della CITES.

Tratto da: Il messaggio del Grande Squalo bianco autore Micarelli Primo